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LOCARNO 2023 Fuori concorso

Recensione: What Remains

di 

- Incentrato su un presunto serial killer costretto a tuffarsi nel suo torbido passato, il film dell’artista cinese Ran Huang mostra con grazia il lato oscuro dell’umanità

Recensione: What Remains
Gustaf Skarsgård in What Remains

Nato in Cina nel 1982, Ran Huang è regista e sceneggiatore ma anche e soprattutto artista di fama internazionale. Trasferitosi nel Regno Unito per studiare belle arti, è in Europa che la sua carriera è esplosa. Il suo lavoro è decisamente pluridisciplinare, basato sulla compenetrazione di cinema e video combinate in modo sorprendente con la pittura, la scultura, le istallazioni, il disegno e la performance. Il suo cortometraggio The Administration Glory è stato selezionato al Festival di Cannes, mentre il suo primo lungometraggio What Remains [+leggi anche:
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scheda film
]
, film al contempo crudele e poetico dominato da un’umanità difettosa che cerca di far sentire la propria voce, ha debuttato nel Fuori concorso del Locarno Film Festival.

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Il primo lungometraggio di Ran Huang mostra le derive di psicoterapie che si spingono oltre il lecito manipolando e malmenando la mente di persone già fragili. Diventato carnefice dopo essere stato vittima, il protagonista di What Remains non è più padrone dei suoi ricordi che si trasformano in incubi ad occhi aperti. Attorniato da professionisti che dovrebbero alleviarne le sofferenze, le sue ferite interiori continuano comunque a sanguinare, testimonianze invisibili di traumi che marcano per sempre.

Ambientato in Scandinavia, il primo lungometraggio di Ran Huang narra la vera storia di Mads Lake (interpretato dallo strepitoso Gustaf Skarsgård), un uomo inquieto, sfuggente e iper sensibile che confessa crimini che non ricorda però di aver commesso. La sua psicoterapeuta Anna Rudebeck (Andrea Riseborough) e il poliziotto Soren Rank (Stellan Skarsgård) che segue il suo caso spingono Mads a rivivere i ricordi di un passato tormentato nel quale la violenza soffoca ogni istante. Determinati a scoprire la verità che si cela dietro a un caso di rapimento mai risolto, Anna e Soren cominciano a sviluppare con Mads un rapporto di codipendenza che li spinge pericolosamente verso il baratro. L’incontro esplosivo tra queste tre anime torturate confronta ognuno di loro con i propri segreti e le proprie angosciose paure.

Trascritti cinematograficamente attraverso delle inquadrature che celano, sfuocano o mettono in ombra i visi e i corpi dei protagonisti spesso riflessi su immense vetrate, i segreti legati al passato di Mads rimangono tali. Perennemente in bilico tra verità e menzogna, passato e presente, What Remains ci mostra i meccanismi complessi che  regolano la mente umana, enfatizza il potere distruttivo di traumi irrisolti che trasformano l’essere umano in mostro (così come la società lo definisce). Con poesia e coraggio, Ran Huang parla di abusi, di manipolazioni che giocano pericolosamente con il concetto di vittima. Malgrado la psicoterapeuta cerchi di entrare in contatto, in modo non giudicante, con il lato fragile e emotivo di Mads, la sua egoistica sete di verità (se di verità possiamo parlare) prende però il sopravvento facendole perdere di vista i propri obblighi professionali. “Cerca di provare empatia per lui” suggerisce Anna al poliziotto Soren come a ricordarci che dietro il mostro si nasconde un essere umano spaventato che tenta con tutte le sue forze di lottare contro i demoni del passato.

Avvalendosi di atmosfere angoscianti che ricordano quelle di The Kingdom di Lars von Trier, e sulla stessa linea di Jerk di Dennis Cooper, What Remains ci mostra l’umanità in tutta la sua sfavillante e disturbante complessità.

What Remains è prodotto da Fake Action Truth in coproduzione con Film Service Finland e venduto all’internazionale da Minerva Pictures.

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