email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

LOCARNO 2023 Concorso

Recensione: Do Not Expect Too Much from the End of the World

di 

- L'ottavo lungometraggio di Radu Jude sembra suggerire che l'apocalisse potrebbe non arrivare come uno spettacolare big bang ma come un’alluvione di stupidità - e in realtà sta già accadendo

Recensione: Do Not Expect Too Much from the End of the World
Ilinca Manolache in Do Not Expect Too Much from the End of the World

“Pellegrin che guardi a me, io ero come te, un bel dì sarai com'io”, recita l'epitaffio su una lapide che si insinua da qualche parte nella prima parte del nuovo lungometraggio di Radu Jude, della durata di quasi tre ore e dal titolo altrettanto lungo, Do Not Expect Too Much from the End of the World [+leggi anche:
trailer
intervista: Radu Jude
scheda film
]
. La caducità della vita in mezzo al vortice della fretta urbana, le immagini dei media, i feed incessanti delle notizie e l'ambiente rumoroso di oggi sono il sottile leitmotiv del film, presentato in anteprima in concorso al 76° Locarno Film Festival. Il film si distingue per la sua estetica ruvida, la sua audace franchezza e le sue osservazioni spietate sulla realtà contemporanea, oltre che per la sua riflessione sui media che accompagnano inevitabilmente la nostra vita moderna. È anche un saggio filosofico sulla nozione di cinema oggi, sulla pura follia della gig economy e sulla responsabilità sociale, che tutti sembrano cercare di aggirare in qualche modo. La cosa che colpisce della nuova epopea di Jude è che, nonostante la sua lunghezza, più si avvicina alla fine, più lascia agli spettatori la voglia di continuare.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Tutto ruota intorno ad Angela (Ilinca Manolache), la cui vita è un vortice di multitasking mentre lavora come assistente freelance presso una società di produzione. La sua routine quotidiana consiste nel guidare in modo estenuante per tutta Bucarest alla ricerca di un personaggio adatto per un video promozionale sulla sicurezza sul posto di lavoro, commissionato da una multinazionale. Non avendo abbastanza tempo per consumare un pasto adeguato e nemmeno per fare sesso, l'unica distrazione di Angela dal lavoro massacrante è quella di diventare sporadicamente virale con il suo avatar sboccato e baffuto. Nel frattempo, episodi della sua vita quotidiana sono accostati a filmati tratti da Angela merge mai departe (1981) di Lucian Bratu, in cui un'altra Angela guidava un taxi per Bucarest durante gli anni di Ceaușescu. Le due epoche politiche si scontrano e si completano a vicenda in un commento ironico sulla società contemporanea e sulle rappresentazioni del passato e del presente. L'apice della narrazione arriva nella seconda parte del film, quando viene trovato un protagonista sulla sedia a rotelle per il video (Ovidiu Pîrsan), ma la sua versione dell'incidente di lavoro che lo ha reso paralitico non soddisfa i criteri aziendali; pertanto, gli viene chiesto di aggiustare all'infinito la sua dichiarazione finché l'azienda non è soddisfatta. Le frasi vengono ripetute finché non sono prive di significato e rimane solo la facciata del concetto originale. Forse le ultime parole di Goethe non furono davvero "Luce! Più luce", ma "Niente! Più niente", pensa la sua lontana discendente e direttrice dell'azienda (Nina Hoss), che non ha mai trovato il tempo di leggere nessuna delle sue opere, tranne il Faust.

Avendo creato un film stimolante e riflessivo da un mosaico di cinema d'archivio, filmati amatoriali, un flusso infinito di attualità e opinioni audaci sull'ambiente mediatico speculativo da cui siamo circondati, Jude si dimostra ancora una volta uno degli autori più originali dei nostri tempi. Non ha paura di essere controverso - o semplicemente sbagliato - e questo gli permette di creare un cinema di straordinaria portata che non mira necessariamente a compiacere, ma piuttosto cerca di dare un senso allo stile di vita odierno, sempre più inutile, del cosiddetto mondo occidentale, al quale la Romania, proprio come altri Paesi del blocco orientale, desidera disperatamente appartenere.

Do Not Expect Too Much from the End of the World è prodotto dalla rumena 4 Proof Film, in coproduzione con Paul Thiltges Distributions (Lussemburgo) Les Films d'Ici (Francia), Kinorama (Croazia) e microFILM (Romania). Heretic Outreach si occupa delle vendite internazionali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy