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GLASGOW 2023

Recensione: My Name Is Alfred Hitchcock

di 

- "Alfred Hitchcock" narra l'ultimo documentario di Mark Cousins, che esplora come il maestro della suspense riesca ancora ad affascinare il pubblico da un secolo

Recensione: My Name Is Alfred Hitchcock

Sono passati più di 100 anni da quando Alfred Hitchcock ha realizzato il suo primo film (Number 13 del 1922, attualmente perso nella storia del cinema). In questo secolo, non solo è diventato una delle più grandi icone del cinema (il termine "hitchcockiano" è un aggettivo accettabile nel lessico di qualsiasi appassionato di cinema), ma anche una delle più esaminate dalla critica e dal mondo accademico. Ci sono libri dedicati alla sua vita e ai suoi singoli film, che analizzano la predilezione di Hitch per il voyeurismo, la sua preoccupazione per le bionde algide e il suo travagliato rapporto con il cattolicesimo, oltre a molte altre cose. I suoi film sono stati sezionati fotogramma per fotogramma e ci sono state opere (in particolare il film 78/52 di Alexandre O Philippe del 2017) che si sono concentrate esclusivamente sulle 78 inquadrature e sui 52 tagli che compongono uno dei momenti più famosi del cinema, la scena della doccia in Psycho. Riuscirà Mark Cousins - documentarista giocoso e cinefilo incallito - a trovare davvero qualcosa di nuovo da dire sul Maestro della suspense nel suo ultimo film, My Name Is Alfred Hitchcock, appena presentato in anteprima nel Regno Unito al Festival di Glasgow?

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Alfred Hitchcock (in realtà il noto impressionista britannico Alistair McGowan, che offre una riproduzione vocale del regista incredibilmente perfetta) ci accompagna attraverso numerose scene tratte dalla sua opera leggendaria, tutte raggruppate in sei capitoli, tra cui "Fuga", "Desiderio" e "Tempo".  Mentre le "opere maggiori" del suo canone sono tutte presenti in modo corretto - con momenti tratti da Vertigo, Psycho e North by Northwest - il film dà lo stesso peso alle sue opere meno conosciute, tra cui molte risalenti all'epoca del cinema muto. Commentando la sua vita, i trucchi cinematografici che utilizzava e il suo desiderio di intrattenere (oltre che manipolare) il suo pubblico affezionato, Hitchcock riesce a farci riesaminare il suo lavoro.

Chi ha familiarità con i lavori precedenti di Cousins - come The Story of Film [+leggi anche:
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e Women Make Film [+leggi anche:
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- saprà cosa aspettarsi: una traversata della storia del cinema, con vari spezzoni analizzati ed esaminati per cercare di spiegare come funzionano tecnicamente e in che modo hanno poi influenzato il pubblico. Ma non c'è alcuna pretesa di rigore accademico. Cousins, per quanto erudito, persuasivo e colto, si avvicina sempre al materiale con l'entusiasmo di un fan, e le sue osservazioni e affermazioni spesso invitano a discussioni e dibattiti approfonditi.

L'espediente centrale del film - Hitchcock che racconta il suo stesso documentario - potrebbe sembrare una sbandata per quanto riguarda l'indulgenza di cui Cousins è talvolta accusato. Anche se ci sono momenti che irritano (i continui tagli ai fotogrammi di Hitchcock cominciano a stancare), la narrazione diventa parte integrante dell'intero personaggio e del mito che è stato costruito intorno a Hitchcock, sia come persona che come artista. In quanto figura pubblica di spicco e ben nota - uno status raramente concesso a chi lavora dietro la macchina da presa - il personaggio pubblico di Hitchcock, lievemente comico, rifletteva la giocosità dei suoi film, il costante gioco con la realtà e la manipolazione del pubblico. Ma si ha la sensazione che Cousins ci ricordi anche l'umanità di Hitch. Con l'analisi approfondita del suo lavoro nel corso della storia del cinema, lui e i suoi film hanno acquisito uno status mitico, che è servito ad allontanarci dai suoi film: sono lì per essere ammirati a livello tecnico, piuttosto che vissuti da fan. Il richiamo a Hitchcock come persona (la narrazione è qualcosa che si pensa avrebbe tacitamente approvato Hitchcock stesso, con la sua giocosa insensibilità) rivendica il suo lavoro da alcuni degli angoli più aridi e polverosi del mondo accademico del cinema.

My Name Is Alfred Hitchcock è un film del Regno Unito prodotto da Hopscotch Films. Le sue vendite internazionali sono gestite da Dogwoof.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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