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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Mixed by Erry

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- Il nuovo film di Sydney Sibilia, il regista di Smetto quando voglio, racconta l’ascesa e la caduta del re delle audiocassette pirata a Napoli ed è una nuova boccata d’aria per la commedia italiana

Recensione: Mixed by Erry
Giuseppe Arena, Luigi D’Oriano ed Emanuele Palumbo in Mixed by Erry

C’è stato un tempo in cui per conquistare il cuore dell’amata/amato si registravano delle compilation delle canzoni predilette su una audiocassetta e si regalavano con tanto di dedica. A Napoli, nel quartiere di Forcella, negli anni Settanta un ragazzo di nome Enrico Frattasio aveva ambizioni di dj e nel frattempo faceva le pulizie in un negozio di dischi. Comincia a incidere mixtape per gli amici, nel retrobottega, che diventano presto richiestissimi. Ha quindi la brillante ma sbagliata idea di produrre copie degli album su larga scala. E assieme ai fratelli Peppe e Angelo fonda un impero economico. Rigorosamente illegale.

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Questa è una storia vera ed è alla base di Mixed by Erry [+leggi anche:
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, la nuova commedia del “fenomeno” Sydney Sibilia (la sua trilogia di Smetto quando voglio [+leggi anche:
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ha incassato circa 12 milioni al box office domestico ed è stato venduto in oltre 14 Paesi, mentre L'incredibile storia dell'Isola delle Rose [+leggi anche:
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distribuito da Netflix nel 2020 ha avuto un’accoglienza più tiepida), distribuito dal 2 marzo in Italia da 01 Distribution.

Il dispositivo di Mixed by Erry è simile a quello di Smetto quando voglio ed è quello di molto cinema anglosassone e mondiale: i cattivi ragazzi sono così simpatici (o affascinanti, o sexy) che lo spettatore può tranquillamente soprassedere sui loro crimini. Con l’esplicita richiesta da parte del regista di identificarsi con il villain, nella sua ascesa e caduta. “Volevo solo fare il dj”, pare abbia risposto realmente Enrico Frattasio alla domanda del presidente della corte: “si dichiara colpevole o innocente?”. Non è spoiler, è cronaca. I “pirati” in questione, che avevano tranquillamente infranto tutte le leggi su copyright e diritti d’autore e quelle sulla mancata fatturazione, accumulando miliardi di lire, alla fine sono stati condannati a qualche anno di carcere. Secondo un rapporto Nielsen dell’epoca, che viene mostrato nel film, “Mixed by Erry” era diventata la terza etichetta discografica in Italia, una label fantasma che figurava tra colossi come Rca e Sony e prima di essere fermata - prima che passasse alla contraffazione degli appena nati cd - aveva venduto 180 milioni di cassette in tutto il Paese.

Interpretati con naturalezza e brio da Luigi D’Oriano, il rapper Emanuele Palumbo e Giuseppe Arena, i tre fratelli si muovono - a volte a bordo di una Lamborghini gialla con portiere ad ala di gabbiano - in una Napoli jungla, in cui le famiglie di camorra si fanno la guerra a colpi di mitra. Loro, criminali naif, passano inosservati finché il business non si fa così evidente da attirare l’attenzione di boss e Guardia di Finanza. Sfruttando la rete capillare di contrabbandieri di sigarette, appena smantellata dal capitano Ricciardi, entrano nel mirino dello sbirro cazzutissimo interpretato con evidente divertimento da Francesco di Leva.

“Volevo solo fare il dj” è la chiave per interpretare la filosofia morale dell’eroe del film, per il quale “la musica non si può fermare”.  Se compravi, poniamo, una cassetta falsificata dell’album True degli Spandau Ballet, alla fine del nastro DJ Erry ti faceva trovare due brani dei Duran Duran, una specie di “potrebbe anche piacerti” di Spotify. E così diffondeva la musica. Con tutti i suoi stereotipi ma anche con una sana corrosività, Mixed by Erry è una nuova boccata d’aria per la commedia italiana, e porterà certamente il pubblico in sala. La macchina del marketing si sta muovendo e il vero Erry, oggi onesto venditore di scatole da regalo, è stato visto mixare dischi con l’immancabile cuffia alla console del Modernissimo, il cinema dell’anteprima napoletana del film.

Mixed by Erry è prodotto da Groenlandia con Rai Cinema, in collaborazione con Netflix.

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